11 NOVEMBRE
XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO - VENERDÌ
SAN MARTINO DI TOURS (m)
Vescovo
INVITATORIO
V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.
Antifona
Nel ricordo di san Martino
lodiamo il Signore nostro Dio.
SALMO 94 Invito a lodare Dio
Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi »
(Eb 3,13).
Si enunzia e si ripete l'antifona.
Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.).
Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.).
Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, *
il gregge che egli conduce (Ant.).
Ascoltate oggi la sua voce: †
« Non indurite il cuore, *
come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri: *
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.).
Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.).
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.).
Inno
Uniamoci, o fratelli,
con cuore puro e ardente
alla lode festosa
della Chiesa di Cristo.
In questo giorno santo
la carità divina
congiunge san Martino
al regno dei beati.
La fiamma dello Spirito
ha impresso nel suo cuore
il sigillo indelebile
dell'Amore di Dio.
Egli è modello e guida
a coloro che servono
le membra sofferenti
del corpo del Signore.
Dolce amico dei poveri,
intercedi per noi;
sostieni i nostri passi
nella via dell'Amore.
A te sia lode, o Cristo,
immagine del Padre,
che sveli nei tuoi santi
la forza dello Spirito. Amen.
1^ Antifona
Non disprezzare la mia supplica, o Dio,
nel clamore degli empi.
SALMO 54, 2-9 (I) L'amico che tradisce
Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo? (Lc 22, 48).
Porgi l'orecchio, Dio, alla mia preghiera, †
non respingere la mia supplica; *
dammi ascolto e rispondimi.
Mi agito nel mio lamento *
e sono sconvolto al grido del nemico,
al clamore dell'empio.
Contro di me riversano sventura, *
mi perseguitano con furore.
Dentro di me freme il mio cuore, *
piombano su di me terrori di morte.
Timore e spavento mi invadono *
e lo sgomento mi opprime.
Dico: «Chi mi darà ali come di colomba, *
per volare e trovare riposo?
Ecco, errando, fuggirei lontano, *
abiterei nel deserto.
Riposerei in un luogo di riparo *
dalla furia del vento e dell'uragano».
Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
1^ Antifona
Non disprezzare la mia supplica, o Dio,
nel clamore degli empi.
2^ Antifona
Dall'assalto del nemico
Dio ci ha liberato.
SALMO 54, 10-15 (II) L'amico che tradisce
Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo? (Lc 22, 48).
Disperdili, Signore, †
confondi le loro lingue: *
ho visto nella città violenza e contese.
Giorno e notte si aggirano sulle sue mura; †
all'interno iniquità, travaglio e insidie *
e non cessano nelle sue piazze
sopruso e inganno.
Se mi avesse insultato un nemico, *
l'avrei sopportato;
se fosse insorto contro di me un avversario, *
da lui mi sarei nascosto.
Ma sei tu, mio compagno, *
mio amico e confidente;
ci legava una dolce amicizia, *
verso la casa di Dio camminavamo in festa.
Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
2^ Antifona
Dall'assalto del nemico
Dio ci ha liberato.
3^ Antifona
Getta nel Signore il tuo affanno:
egli ti salverà.
SALMO 54, 17-24 (III) L'amico che tradisce
Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo? (Lc 22, 48).
Io invoco Dio e il Signore mi salva. †
Di sera, al mattino, a mezzogiorno
mi lamento e sospiro *
ed egli ascolta la mia voce;
mi salva, mi dà pace da coloro che mi combattono: *
sono tanti i miei avversari.
Dio mi ascolta e li umilia, *
egli che domina da sempre.
Per essi non c'è conversione *
e non temono Dio.
Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici, *
ha violato la sua alleanza.
Più untuosa del burro è la sua bocca, *
ma nel cuore ha la guerra;
più fluide dell'olio le sue parole, *
ma sono spade sguainate.
Getta sul Signore il tuo affanno †
ed egli ti darà sostegno, *
mai permetterà che il giusto vacilli.
Tu, Dio, li sprofonderai nella tomba *
gli uomini sanguinari e fraudolenti:
essi non giungeranno alla metà dei loro giorni. *
Ma io, Signore, in te confido.
Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
3^ Antifona
Getta nel Signore il tuo affanno:
egli ti salverà.
Versetto
V. Ascolta, figlio, la voce della sapienza:
R. porgi l'orecchio ai miei insegnamenti.
Prima Lettura
Dal libro del profeta Daniele 10, 1-21
Visione dell'uomo e apparizione dell'angelo
L'anno terzo di Ciro re dei Persiani, fu rivelata una parola a
Daniele, chiamato Baltazzar. Vera è la parola e la lotta è
grande. Egli comprese la parola e gli fu dato d'intendere la
visione.
In quel tempo io, Daniele, feci penitenza per tre settimane, non
mangiai cibo prelibato, non mi entrò in bocca né carne né vino e
non mi unsi d'unguento finché non furono compiute tre settimane.
Il giorno ventiquattro del primo mese, mentre stavo sulla sponda
del gran fiume, cioè il Tigri, alzai gli occhi e guardai ed ecco
un uomo vestito di lino, con ai fianchi una cintura d'oro di
Ufaz; il suo corpo somigliava a topazio, la sua faccia aveva
l'aspetto della folgore, i suoi occhi erano come fiamme di
fuoco, le sue braccia e le gambe somigliavano a bronzo lucente e
il suono delle sue parole pareva il clamore di una moltitudine.
Soltanto io, Daniele, vidi la visione, mentre gli uomini che
erano con me non la videro, ma un gran terrore si impadronì di
loro e fuggirono a nascondersi. Io rimasi solo a contemplare
quella grande visione, mentre mi sentivo senza forze; il mio
colorito si fece smorto e mi vennero meno le forze. Udii il
suono delle sue parole, ma, appena udito il suono delle sue
parole, caddi stordito con la faccia a terra.
Ed ecco, una mano mi toccò e tutto tremante mi fece alzare sulle
ginocchia, appoggiato sulla palma delle mani. Poi egli mi disse:
«Daniele, uomo prediletto, intendi le parole che io ti rivolgo,
alzati in piedi, poiché ora sono stato mandato a te». Quando mi
ebbe detto questo, io mi alzai in piedi tutto tremante.
Egli mi disse: «Non temere, Daniele, poiché fin dal primo giorno
in cui ti sei sforzato di intendere, umiliandoti davanti a Dio,
le tue parole sono state ascoltate e io sono venuto per le tue
parole. Ma il principe del regno di Persia mi si è opposto per
ventun giorni: però Michele, uno dei primi prìncipi, mi è venuto
in aiuto e io l'ho lasciato là presso il principe del re di
Persia; ora sono venuto per farti intendere ciò che avverrà al
tuo popolo alla fine dei giorni, poiché c'è ancora una visione
per quei giorni». Mentre egli parlava con me in questa maniera,
chinai la faccia a terra e ammutolii.
Ed ecco uno con sembianze di uomo mi toccò le labbra: io aprii
la bocca e parlai e dissi a colui che era in piedi davanti a me:
«Signor mio, nella visione i miei dolori sono tornati su di me e
ho perduto tutte le energie. Come potrebbe questo servo del mio
Signore parlare con il mio Signore, dal momento che non è
rimasto in me alcun vigore e mi manca anche il respiro?». Allora
di nuovo quella figura d'uomo mi toccò, mi rese le forze e mi
disse: «Non temere, uomo prediletto, pace a te, riprendi forza,
rinfrancati». Mentre egli parlava con me, io mi sentii ritornare
le forze e dissi: «Parli il mio Signore perché tu mi hai ridato
forza».
Allora mi disse: «Sai tu perché io sono venuto da te? Ora
tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia, poi uscirò
ed ecco verrà il principe di Grecia. Io ti dichiarerò ciò che è
scritto nel libro della verità. Nessuno mi aiuta in questo se
non Michele, il vostro principe».
Responsorio Cfr. Dn 10, 12. 19. 21
R. Fin dal primo giorno in cui ti sei sforzato di intendere,
umiliandoti davanti a Dio, * la tua preghiera è stata accolta e
io sono venuto per le tue parole.
V. Non temere, uomo prediletto: ti dichiarerò ciò che è scritto
nel libro della verità;
R. la tua preghiera è stata accolta e io sono venuto per le tue
parole.
Seconda Lettura
Dalle «Lettere» di Sulpicio Severo
(Lett. 3,6.9-10.11.14-17. 21; SC 133,336-343)
Martino povero e umile
Martino previde molto tempo prima il giorno della sua morte.
Avvertì quindi i fratelli che ben presto avrebbe cessato di
vivere. Nel frattempo un caso di particolare gravità lo chiamò a
visitare la diocesi di Candes. I chierici di quella chiesa non
andavano d'accordo tra loro e Martino, ben sapendo che ben poco
gli restava da vivere, desiderando di ristabilire la pace, non
ricusò di mettersi in viaggio per una così nobile causa. Pensava
infatti che se fosse riuscito a rimettere l'armonia in quella
chiesa avrebbe degnamente coronato la sua vita tutta orientata
sulla via del bene.
Si trattenne quindi per qualche tempo in quel villaggio o chiesa
dove si era recato finché la pace non fu ristabilita. Ma quando
già pensava di far ritorno al monastero, sentì improvvisamente
che le forze del corpo lo abbandonavano. Chiamati perciò a sé i
fratelli, li avvertì della morte ormai imminente. Tutti si
rattristarono allora grandemente, e tra le lacrime, come se
fosse uno solo a parlare, dicevano: «Perché, o Padre, ci
abbandoni? A chi ci lasci, desolati come siamo? Lupi rapaci
assaliranno il tuo gregge e chi ci difenderà dai loro morsi, una
volta colpito il pastore? Sappiamo bene che tu desideri di
essere con Cristo; ma il tuo premio è al sicuro. Se sarà
rimandato non diminuirà. Muoviti piuttosto a compassione di
coloro che lasci quaggiù».
Commosso da queste lacrime, egli che, ricco dello spirito di
Dio, si muoveva sempre facilmente a compassione, si associò al
loro pianto e, rivolgendosi al Signore, così parlò dinanzi a
quelli che piangevano: Signore, se sono ancora necessario al tuo
popolo, non ricuso la fatica: sia fatta la tua volontà.
O uomo grande oltre ogni dire, invitto nella fatica, invincibile
di fronte alla morte! Egli non fece alcuna scelta per sé. Non
ebbe paura di morire e non si rifiutò di vivere. Intanto sempre
rivolto con gli occhi e con le mani al cielo, non rallentava
l'intensità della sua preghiera. I sacerdoti che erano accorsi
intorno a lui, lo pregavano di sollevare un poco il suo povero
corpo mettendosi di fianco. Egli però rispose: Lasciate,
fratelli, lasciate che io guardi il cielo, piuttosto che la
terra, perché il mio spirito, che sta per salire al Signore, si
trovi già sul retto cammino. Detto questo si accorse che il
diavolo gli stava vicino. Gli disse allora: Che fai qui, bestia
sanguinaria? Non troverai nulla in me, sciagurato! Il seno di
Abramo mi accoglie.
Nel dire queste parole rese la sua anima a Dio.
Martino sale felicemente verso Abramo. Martino povero e umile
entra ricco in paradiso.
Responsorio
R. Martino, uomo santo, non ha conosciuto la doppiezza, il
giudizio cattivo e di condanna. * La sua bocca parlava solo di
Cristo, di pace e di amore.
V. Uomo meraviglioso! Non ebbe paura della morte, e non rifiutò
le fatiche della vita.
R. La sua bocca parlava solo di Cristo, di pace e di amore.
Orazione
O Dio, che hai fatto risplendere la tua gloria nella vita e
nella morte di san Martino vescovo, rinnova in noi i prodigi
della tua grazia, perché né morte né vita ci possano mai
separare dal tuo amore. Per il nostro Signore.
R. Amen.
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio. |