4 NOVEMBRE
XXXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO - VENERDÌ
SAN CARLO BORROMEO (m)
Vescovo
INVITATORIO
V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.
Antifona
Venite, adoriamo il pastore supremo,
Cristo Signore.
SALMO 94 Invito a lodare Dio
Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi »
(Eb 3,13).
Si enunzia e si ripete l'antifona.
Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.).
Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.).
Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, *
il gregge che egli conduce (Ant.).
Ascoltate oggi la sua voce: †
« Non indurite il cuore, *
come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri: *
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.).
Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.).
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.).
Inno
Frumento di Cristo noi siamo,
cresciuto nel sole di Dio,
nell'acqua del fonte impastati,
segnati dal crisma divino.
In pane trasformaci, o Padre,
per il sacramento di pace:
un Pane, uno Spirito, un Corpo,
la Chiesa una-santa, o Signore.
O Cristo, pastore glorioso,
a te la potenza e l'onore
col Padre e lo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen.
1^ Antifona
Sono sfinito dal gridare
nell'attesa del mio Dio.
SALMO 68, 2-13 (I) Mi divora lo zelo per la tua casa
Gli diedero da bere vino mescolato con fiele (Mt27, 34).
Salvami, o Dio: *
l'acqua mi giunge alla gola.
Affondo nel fango e non ho sostegno; †
sono caduto in acque profonde *
e l'onda mi travolge.
Sono sfinito dal gridare, †
riarse sono le mie fauci; *
i miei occhi si consumano nell'attesa del mio Dio.
Più numerosi dei capelli del mio capo *
sono coloro che mi odiano senza ragione.
Sono potenti i nemici che mi calunniano: *
quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?
Dio, tu conosci la mia stoltezza *
e le mie colpe non ti sono nascoste.
Chi spera in te, a causa mia non sia confuso, *
Signore, Dio degli eserciti;
per me non si vergogni *
chi ti cerca, Dio d'Israele.
Per te io sopporto l'insulto *
e la vergogna mi copre la faccia;
sono un estraneo per i miei fratelli, *
un forestiero per i figli di mia madre.
Poiché mi divora lo zelo per la tua casa, *
ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
Mi sono estenuato nel digiuno *
ed è stata per me un'infamia.
Ho indossato come vestito un sacco *
e sono diventato il loro scherno.
Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, *
gli ubriachi mi dileggiavano.
Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
1^ Antifona
Sono sfinito dal gridare
nell'attesa del mio Dio.
2^ Antifona
Hanno messo nel mio cibo veleno,
nella mia sete mi hanno fatto bere l'aceto.
SALMO 68, 14-22 (II) Mi divora lo zelo per la tua casa
Gli diedero da bere vino mescolato con fiele (Mt27, 34).
Ma io innalzo a te la mia preghiera, *
Signore, nel tempo della benevolenza;
per la grandezza della tua bontà, rispondimi, *
per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.
Salvami dal fango, che io non affondi, †
liberami dai miei nemici *
e dalle acque profonde.
Non mi sommergano i flutti delle acque †
e il vortice non mi travolga, *
l'abisso non chiuda su di me la sua bocca.
Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia; *
volgiti a me nella tua grande tenerezza.
Non nascondere il volto al tuo servo, *
sono in pericolo: presto, rispondimi.
Avvicinati a me, riscattami, *
salvami dai miei nemici.
Tu conosci la mia infamia, †
la mia vergogna e il mio disonore; *
davanti a te sono tutti i miei nemici.
L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno. †
Ho atteso compassione, ma invano, *
consolatori, ma non ne ho trovati.
Hanno messo nel mio cibo veleno *
e quando avevo sete mi hanno fatto bere l'aceto.
Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
2^ Antifona
Hanno messo nel mio cibo veleno,
nella mia sete mi hanno fatto bere l'aceto.
3^ Antifona
Cercate il Signore
e avrete la vita.
SALMO 68, 30-37 (III) Mi divora lo zelo per la tua casa
Gli diedero da bere vino mescolato con fiele (Mt27, 34).
Io sono infelice e sofferente; *
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
Loderò il nome di Dio con il canto, *
lo esalterò con azioni di grazie,
che il Signore gradirà più dei tori, *
più dei giovenchi con corna e unghie.
Vedano gli umili e si rallegrino; *
si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
poiché il Signore ascolta i poveri *
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
A lui acclamino i cieli e la terra, *
i mari e quanto in essi si muove.
Perché Dio salverà Sion, †
ricostruirà le città di Giuda: *
vi abiteranno e ne avranno il possesso.
La stirpe dei suoi servi ne sarà erede, *
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.
Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
3^ Antifona
Cercate il Signore
e avrete la vita.
Versetto
V. Il Signore ci insegni le sue vie:
R. e noi andremo per i suoi sentieri.
Prima Lettura
Dal secondo libro dei Maccabei 12, 32-46
Il sacrificio espiatorio per i morti
Dopo la festa chiamata Pentecoste, Giuda e i suoi uomini mossero
contro Gorgia, stratega dell'Idumea. Questi avanzò con tremila
fanti e quattrocento cavalieri. Schieratisi in combattimento,
caddero un piccolo numero di Giudei. Un certo Dositeo, degli
uomini di Bacenore, abile nel cavalcare e valoroso, si attaccò a
Gorgia e, afferratolo per la clamide, lo trascinava a gran forza
volendo prendere vivo quello scellerato; ma uno dei cavalieri
traci si gettò su di lui tagliandogli la spalla e Gorgia poté
fuggire a Maresa. Poiché gli uomini di Esdrin combattevano da
lungo tempo ed erano stanchi, Giuda supplicò il Signore che si
mostrasse loro alleato e guida nella battaglia. Poi, intonato
nella lingua paterna il grido di guerra che si accompagnava agli
inni, diede un assalto improvviso alle truppe di Gorgia e le
mise in fuga.
Giuda poi radunò l'esercito e venne alla città di Odollam;
poiché si compiva la settimana, si purificarono secondo l'uso e
vi passarono il sabato. Il giorno dopo, quando ormai la cosa era
diventata necessaria, gli uomini di Giuda andarono a raccogliere
i cadaveri per deporli con i loro parenti nei sepolcri di
famiglia. Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti
sacri agli idoli di Iamnia, che la legge proibisce ai Giudei; fu
perciò a tutti chiaro il motivo per cui costoro erano caduti.
Perciò tutti, benedicendo l'operato di Dio, giusto giudice che
rende palesi le cose occulte, ricorsero alla preghiera,
supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato.
Il nobile Giuda esortò tutti quelli del popolo a conservarsi
senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era
avvenuto per il peccato dei caduti. Poi fatta una colletta, con
tanto a testa, per circa duemila dramme d'argento, le inviò a
Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio,
agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero
della risurrezione. Perché se non avesse avuto ferma fiducia che
i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano
pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica
ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte
con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e
devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i
morti, perché fossero assolti dal peccato.
Responsorio Cfr. 2 Mac 12, 45
R. Coloro che si addormentano nella morte con la fede dei padri
* avranno una magnifica ricompensa.
V. Santo e salutare è il pensiero di offrire il sacrificio
espiatorio per i morti, perché siano assolti dal peccato:
R. avranno una magnifica ricompensa.
Seconda Lettura
Dal Discorso tenuto da san Carlo, vescovo, nell'ultimo Sinodo
(Acta Ecclesiae Mediolanensis, Milano 1599, 1177-1178)
Vivere la propria vocazione
Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio
mette a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo,
possiamo far molto. senza di essi però non sarà possibile tener
fede all'impegno della propria vocazione.
Facciamo il caso di un sacerdote che riconosca bensì di dover
essere temperante, di dover dar esempio di costumi severi e
santi, ma che poi rifiuti ogni mortificazione, non digiuni, non
preghi, ami conversazioni e familiarità poco edificanti; come
potrà costui essere all'altezza del suo ufficio?
Ci sarà magari chi si lamenta che, quando entra in coro per
salmodiare, o quando va a celebrare la Messa, la sua mente si
popoli di mille distrazioni. Ma prima di accedere al coro o di
iniziare la Messa, come si è comportato in sacrestia, come si è
preparato, quali mezzi ha predisposto e usato per conservare il
raccoglimento?
Vuoi che ti insegni come accrescere maggiormente la tua
partecipazione interiore alla celebrazione corale, come rendere
più gradita a Dio la tua lode e come progredire nella santità?
Ascolta ciò che ti dico. Se già qualche scintilla del divino
amore è stata accesa in te, non cacciarla via, non esporla al
vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si
raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioè le distrazioni per
quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere
inutili.
Hai il mandato di predicare e di insegnare? Studia e applicati a
quelle cose che sono necessarie per compiere bene questo
incarico.
Dà sempre buon esempio e cerca di essere il primo in ogni cosa.
Predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non
succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua
predica tu perda ogni credibilità.
Eserciti la cura d'anime? Non trascurare per questo la cura di
te stesso, e non darti agli altri fino al punto che non rimanga
nulla di te a te stesso. Devi avere certo presente il ricordo
delle anime di cui sei pastore, ma non dimenticarti di te
stesso.
Comprendete, fratelli, che niente è così necessario a tutte le
persone ecclesiastiche quanto la meditazione che precede,
accompagna e segue tutte le nostre azioni: Canterò, dice il
profeta, e mediterò (cfr. Sal 100, 1 volg.) Se amministri i
sacramenti, o fratello, medita ciò che fai. Se celebri la Messa,
medita ciò che offri. Se reciti i salmi in coro, medita a chi e
di che cosa parli. Se guidi le anime, medita da quale sangue
siano state lavate; e «tutto si faccia tra voi nella carità» (1
Cor 16, 14). Così potremo facilmente superare le difficoltà che
incontriamo, e sono innumerevoli, ogni giorno. Del resto ciò è
richiesto dal compito affidatoci. Se così faremo avremo la forza
per generare Cristo in noi e negli altri.
Responsorio Cfr. 1 Tm 6, 11; 4, 11. 12. 6
R. Cerca la giustizia, la pietà e la fede, la carità, la
pazienza e la mitezza. * Questo proclama e insegna; e sii di
esempio ai fedeli.
V. Proponendo queste cose ai fratelli, sarai un buon ministro di
Gesù Cristo.
R. Questo proclama e insegna; e sii di esempio ai fedeli.
Orazione
Custodisci nel tuo popolo, o Padre, lo spirito che animò il
vescovo san Carlo perché la tua Chiesa si rinnovi
incessantemente, e, sempre più conforme al modello evangelico,
manifesti al mondo il vero volto del Cristo Signore. Egli è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti
i secoli dei secoli.
R. Amen.
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio. |